Venerdì, 17 Luglio 2009 03:07

Per Napoli: una strategia contro il declino

Scritto da  Gerardo

Riceviamo, da Domenico Pizzuti, e pubblichiamo nel seguito, una nota su una discussione in corso a Napoli per una strategia contro il declino.





UNA STRATEGIA A TENAGLIA PER FERMARE IL DECLINO.
di Domenico Pizzuti


Il clima torrido di questi giorni suggerisce “Temi caldi” come quelli affrontati con stile coinvolgente come usa dal Procuratore generale di Napoli V. Galgano riguardanti l’esistenza a Napoli di due città radicalmente e completamente diverse con scambi di inciviltà che corrompono in basso ed in alto. Si tratta di semplificazioni analitiche che servono a richiamare l’attenzione su processi diffusi di corruzione del tessuto civile che invade gruppi e istituzioni sociali in una disattenzione o rimozione pericolosa. Giustamente in risposta a Carlo Knight il Direttore del “Corriere del Mezzogiorno” ha messo in evidenza il rischio che simili analisi suonino come alibi per le responsabilità del ceto politico. Solo di questo, o anche della borghesia e dei ceti imprenditoriali e professionali che non riescono farsi classe dirigente ed hanno talora fornicato con il sistema di potere per vantaggi e prebende se non con lo stesso “Sistema”?
Certo le analisi apocalittiche ed anche quelle antropologiche non controllate non aiutano a superare i circuiti che pervertono le basi stesse della vita civile in una diffusa complicità di corta veduta. Senza entrare nel merito di analisi sociologiche raffinate come quelle sulla “distanza sociale”, cioè tra i gruppi sociali, nella città di Napoli ad opera del sociologo napoletano Giacomo Di Gennaro in un indagine nazionale, occorre mettere almeno in evidenza l’assenza di mobilità sociale in particolare a Napoli denunciata dal leader stesso degli industriali napoletani nell’assise della sua organizzazione al San Carlo ed anche condizioni di povertà che secondo gli studi persistono tra le generazioni di napoletani. Sono mancati gli “ascensori sociali” che favorissero la mobilità sociale verticale ed orizzontale in processi di sviluppo e crescita socio-economica, ed opportunità di uscita dai circuiti perversi della povertà nonostante alcuni provvedimenti o misure sociali come il “reddito minimo di inserimento” e simili che hanno sortito scarsi risultati.
Occorre a nostro avviso una strategia a tenaglia che dia impulso simultaneamente alla crescita delle opportunità imprenditoriali e lavorative a partire dalla realizzazione dei progetti incompiuti e di quelle formative soprattutto per le giovani generazioni nella scuola ed altra attività che favoriscano una crescita integrale. Senza tirare in campo Benedetto XVI con la sua recente enciclica sociale, certo un processo sociale di crescita non può fare a meno di un’ etica che non sia astratta ma si inveri nei costumi cioè nei comportamenti sociali (morale sociale), ma produca un di più di umanità e civiltà nelle relazioni sociali a vantaggio di tutti. Ricordando l’alto ammonimento del Poeta “Nati foste per virtute e conoscenza” o l’appello sturziano “Uomini forti e liberi”. Urge una riforma morale per una società civile nel suo senso etimologico, di cives associati per il bene comune” e non di single, se non ci si vuole crogiolarsi in un declino romantico senza esito.

Napoli, 14 luglio 2009
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